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Commercio: Confesercenti Calabria, “nel 2023 crollano le aperture, solo 836 nuove attività”

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Aloisio: “Sempre più difficile fare impresa per le piccole realtà commerciali”

L’osservatorio di Confesercenti ha pubblicato uno studio sulle nuove aperture nel comparto del commercio. I risultati sono impietosi e preoccupanti andando ad aggiungersi a quelli delle chiusure, in crescita costante. In soldoni, facendo un raffronto tra il 2013 e il 2023, le nuove aperture si sono ridotte drasticamente passando dalle 44mila di dieci anni fa alle poco più di 20mila dell’anno in corso, il dato più basso del decennio. Una “decimazione” che non accenna a rallentare ma, anzi, continua ad ampliarsi anno dopo anno.

In Calabria si è passati dalle 2013 aperture di dieci anni fa alle 846 attuali con una perdita di 1167 imprese pari al 58% in meno. Il fenomeno, però, interessa tutto il Paese con punte che in Piemonte raggiungono addirittura il 70% di denatalità imprenditoriale.

Tributi altissimi, margini sempre più risicati, regolamenti vessatori, sistemi di mobilità urbana inadeguati uniti a una concorrenza spesso sleale della grande distribuzione e del web, grazie anche a un sistema di tassazione più che favorevole, stanno rendendo impossibile fare impresa alle piccole realtà commerciali. Immaginiamoci in territori disagiati come il nostro dove, a fronte di spese notevolmente più alte rispetto a territori maggiormente sviluppati (ricordiamoci che Reggio Calabria continua ad essere una delle città più tassate d’Italia con una pressione tributaria totale di oltre il 72%) si hanno, a parità di prodotti, metri quadrati e dipendenti, fatturati equivalenti a meno della metà.

Confesercenti Reggio Calabria propone da tempo la decontribuzione per i giovani che avviano una nuova attività commerciale e un regime fiscale di vantaggio per gli esercizi sotto i 400mila euro di fatturato l’anno. Questo però non basta. Si dovrebbe operare con più incisività anche sul versante della rigenerazione urbana, delle piccole e grandi città, dei centri come delle periferie, oltre che intervenire per equilibrare le evidenti storture dovute a un intollerabile disparità fiscale a vantaggio soprattutto del commercio online. Per ultimo si dovrebbero mettere in campo ulteriori misure per agevolare le imprese meridionali così da compensare almeno in parte il divario sempre più netto tra il Mezzogiorno e le regioni del Nord Italia.

L’alternativa è il concreto rischio di una progressiva desertificazione urbana oltre a quello di un impoverimento generalizzato del tessuto economico e commerciale del nostro Paese tutto a favore dei giganti internazionali che drenano risorse senza nulla lasciare ai territori e alle comunità.

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