Home Confesercenti nazionale Fiarc Confesercenti Torino: “I nostri contratti nazionali sono scaduti da oltre dieci anni, vanno rinnovati subito”

Fiarc Confesercenti Torino: “I nostri contratti nazionali sono scaduti da oltre dieci anni, vanno rinnovati subito”

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Il convegno degli agenti di commercio ha fatto il punto sulle difficoltà della categoria, fra calo del reddito e maggiore precarizzazione. In Piemonte sono quasi 17.000

Sono quasi 17mila gli agenti di commercio in Piemonte che – con i circa 200mila colleghi in tutta Italia – attendono da tempo il rinnovo dei contratti di categoria, che per loro si chiamano “Accordi economici collettivi” (Aec) e che dovrebbero essere rinnovati ogni quattro anni: invece, quello del settore industriale risale al 2014 e quello del settore commerciale al 2009. Oltre il contratto individuale, gli Aec sono lo strumento essenziale per regolare i rapporti fra gli agenti e le l’aziende che essi rappresentano: Gli agenti di commercio rivestono un ruolo è essenziale per l’economia e intermediano il 70% del Pil.

Anche di questo si è parlato durante il convegno nazionale organizzato da Fiarc-Confesercenti Torino (vedi la locandina in fondo, con l’elenco dei relatori), l’associazione degli agenti di commercio, con Anasf, l’associazione dei consulenti finanziari. L’incontro era dedicato agli “Strumenti creditizi per il sostegno e lo sviluppo delle imprese”, ma ha spaziato su tutte le principali problematiche che interessano la categoria: oltre ai contratti, la progressiva precarizzazione della professione, pensioni, finanziamenti.

Il microcredito è uno strumento finanziario particolarmente adatto alle piccolissime imprese (anche start up) come gli agenti di commercio e i promotori finanziari: ha un accesso molto facilitato rispetto a quello dei normali canali bancari, anche perché il finanziamento ottenuto è garantito all’80% del Mediocredito Centrale. Inoltre, può coprire sia esigenze di investimento, sia di liquidità.

“Il microcredito – dice Mario Mario Marotta, direttore generale della Cassa del Microcredito di Confesercenti – rappresenta per le piccole imprese un canale complementare rispetto alle ristrettezze del credito ordinario al quale spesso le piccole imprese hanno difficoltà ad attingere, sia per profilo aziendale, sia per il basso plafond loro assegnato. Senza contare l’opportunità che esso rappresenta per chi inizia una nuova attività: il 65% delle imprese che abbiamo finora finanziato sono start up”.

Durante il convegno sono poi stati presentati alcuni dati statistici riguardanti l’attività di agenzia.

> GLI OPERATORI
Negli ultimi dieci anni è diminuito di oltre 2000 unità il numero degli agenti di commercio in Piemonte, pari all’11,8%. A Torino città è stato di quasi 600 (-12,2%) che diventano oltre 1.100 con la provincia.

> MENO REDDITO, PIÙ COSTI
Dai dati dell’Ufficio studi di Confesercenti emerge che il reddito lordo medio di un agente si è attestato nel 2023 fra i 40mila e i 45mila euro: una condizione che riguarda l’80% dei soggetti, a esclusione quindi delle “punte” verso l’alto e verso il basso.
A questi si aggiunga un aumento dei costi di gestione dell’attività quasi il 15%, soprattutto dovuto all’aumento dei carburanti, essenziali per una professione che ha l’auto come elemento imprescindibile.
Dieci anni fa il reddito medio superava i 55mila euro. L’erosone del reddito è avvenuta soprattutto negli ultimi anni a partire del 2020 (anche a causa del Covid).

> I SETTORI
Particolarmente colpiti l’abbigliamento, i macchinari industriali, la pubblicità, l’hi-fi professionale, il settore finanziario (alti tassi e quindi meno mutui e prestiti alle famiglie, e meno finanziamenti alle imprese). Ovviamente le difficoltà di un settore economico si ripercuotono sugli agenti che lavorano in quel settore: dunque – in termini più generali -, in questi hanno particolarmente sofferto gli agenti che operano con il commercio di vicinato; la crisi dei piccoli negozi riguarda anche loro.

> LA PRECARIZZAZIONE
Un altro aspetto della precarizzazione della professione riguarda i contratti, la cui durata media sta diminuendo sensibilmente: nel passato un agente poteva ragionevolmente immaginare di avere con la propria azienda (almeno la principale, nel caso fosse plurimandatario, cioè con la possibilità di lavorare per più aziende) una rapporto che durava, se non tutta la vita, anche venti o trent’anni. Il che rappresentava oltre che la sicurezza economica, anche la possibilità di consolidare la propria posizione professionale e reddituale. Ora questo succede sempre di meno: in un certo senso la precarizzazione del mondo del lavoro tocca anche gli agenti di commercio. I dati degli ultimi anni dimostrano come oltre il 60% degli attuali contratti di agenzia non superi gli 8/10 anni e, per coloro che hanno iniziato da poco l’attività, il turn-over aumenti ancora.

> L’ETÀ
La categoria, inoltre, sta invecchiando: l’età media è di 45 anni per gli uomini e di 43 per le donne (che rappresentano circa il 10% del totale degli agenti).

“Evidentemente – dice Giacomo Cotrona, presidente di Fiarc-Confesercenti – per i giovani la nostra professione non è più attrattiva come un tempo. Ma soprattutto sta cambiando molto velocemente. Ciò comporta la continua necessità di aggiornare la nostra competenze, perché non è infrequente il passaggio da un settore all’altro. Inoltre, non ci limitiamo più a una semplice attività di vendita, ma ci viene richiesta un’attività consulenziale e di accompagnamento del cliente. A fronte di questo maggiore impegno, in questi anni il reddito medio della categoria è calato a fronte di un aumento dei costi, soprattutto dei carburanti: il che per un categoria che ha nell’automobile il proprio mezzi di lavoro essenziale è un molto preoccupante. Un altro costo molto aumento è quello dei contributi previdenziali: oltre all’Inps, noi siamo tenuti a un altro versamento all’Enasarco, l’ente previdenziale di categoria. E poi, la cosa più inaccettabile di tutte: il mancato rinnovo dei nostri Accordi economici collettivi. Solo a Torino e in Piemonte siamo quasi 17.000, ma ognuno di noi è isolato. Certo, farebbe più notizia se il problema riguardasse una fabbrica di 17.000 persone. La Fiarc-Confesercenti e le altre associazioni di categoria stanno spingendo da tempo per il rinnovo: speriamo che qualcosa si muova”.

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